Teatro

La formazione al management culturale. Scenari, pratiche, nuove sfide

La formazione al management culturale. Scenari, pratiche, nuove sfide

La conferenza di presentazione del saggio curato dal prof. Taormina (direttore Osservatorio e ricerca di ATER Fondazione) è approdata alla sala Onu del Teatro Massimo di Palermo, alla presenza di importanti esponenti del mondo artistico e accademico.

Coniugare saperi umanistici e tecniche di marketing, cultura d’impresa e ricerca sperimentale: l’interazione tra attitudini spesso ritenute antitetiche nell'opinione comune, è diventata una necessità stringente per il futuro del nostro patrimonio artistico e richiede un adeguato contributo del sistema formativo.

Questa la tesi di fondo dell’ampia disamina contenuta nel volume La formazione al management culturale. Scenari, pratiche, nuove sfide [AA. VV., a cura di Antonio Taormina- Franco Angeli Edizioni, Milano 2017], di recente presentato al Teatro Massimo di Palermo, con la partecipazione di esperti quali il project manager Renato Quaglia, il regista Maurizio Scaparro e la docente universitaria Anna Sica. La progressiva riduzione delle risorse economiche a disposizione, collaterale alla difficoltà di intercettare le effettive richieste del pubblico, rende infatti indispensabile l’intervento di esperti dalle competenze plurime, assimilabili alla figura professionale del “manager culturale”: un soggetto “ibrido”, che «non vede nel nostro Paese riconoscimento giuridico e non rientra nelle qualifiche professionali dei repertori delle Regioni», pur essendo richiesto, come titolo preferenziale, per il reclutamento nella pubblica amministrazione.

I percorsi formativi per il management culturale

La consuetudine agli studi in management culturale, importata in Europa dagli Stati Uniti con un ritardo di circa trent’anni, diede luogo ai primi importanti eventi divulgativi e ad alcuni pionieristici corsi post laurea: il Corso di specializzazione in Management dello spettacolo della Luiss, Scuola di management di Roma (1990), o quello, analogo, istituito dalla SDA Bocconi di Milano e dall’Accademia della Scala nel 2003.

Purtroppo, ad oggi, nonostante l’ormai ampia e variegata offerta formativa (ben 51 i master censiti in Italia nell’AA. 2014-15), gli specialisti ex allievi immessi sul mercato non riescono a trovare un’occupazione adeguata alle competenze acquisite, rimanendo relegati ad una condizione precaria e marginale: «Questi corsi hanno formato soprattutto operatori culturali, che però non operano nel policy making» - rileva Franco Bianchini nel suo contributo. Alla scarsa richiesta di simili figure nelle grandi strutture pubbliche si accompagnano gli evidenti limiti mostrati dai percorsi accademici, che stentano ancora a realizzare la difficile «cerniera tra conoscenze di tipo artistico, storico, scientifico e conoscenze gestionali e progettuali».

Pratiche, nodi critici ed evoluzione dei percorsi formativi

Secondo Lucio Argano, in un contesto globale e digitalizzato, in costante evoluzione, la preparazione al management culturale, superando ogni residua settorialità, deve puntare sulle connessioni che favoriscono la condivisione della conoscenza, la cogestione delle risorse, il fund raising e la cooperazione pubblico/ privato. Fondamentale, per Fabio Donato, implementare il rapporto ricerca- mondo produttivo e favorire in parallelo il costante aggiornamento degli operatori secondo una prospettiva di life long learning, evitando che la formazione resti confinata alla fase di ingresso nel mondo occupazionale.

Tra i recenti cambiamenti, l’affermarsi di figure per cui si richiedono nuove e specifiche competenze: ad esempio, l’audience developer è ancora «un ruolo, tutto da inventare, di “regia” delle politiche e delle strategie del pubblico», che agisce «come collettore delle risorse e delle potenzialità presenti all’interno delle organizzazioni». Nel tracciare «lo stato dell’arte» di un ambito di sviluppo dalle promettenti potenzialità, gli accurati report d’analisi del testo curato dal prof. Taormina offrono numerosi preziosi suggerimenti da cui non può prescindere chi intenda dedicarsi al management culturale.